Collaborazioni

L’eremita maledetto

Racconto realizzato dai ragazzi della classe IID nell’ambito del laboratorio di scrittura creativa

Venerdì 13 ottobre. Era una serata tempestosa. La luna era oscurata dalle nubi di pioggia. Jason era solo a
casa: era sempre solo a casa. Sua madre non c’era mai. Il rumore dei tuoni non gli faceva chiudere occhio.
Il bambino annoiato si recò in soffitta alla ricerca di qualcosa per ammazzare il tempo, quando trovò una scatola di carte dall’aspetto magico. La aprì e, casualmente, le dispose in fila.
La prima raffigurava due gemelli che tenevano in mano un castello.
– Magari hanno costruito una loro casa – immaginò il bambino. Posò gli occhi sulla seconda carta, che ritraeva un vecchio con la gobba e una lunga barba canuta. Gli ricordava l’aspetto di un nonno. Poi veniva un uomo seduto ad un bancone, una figura incappucciata dall’aria tetra e ancora una donna bendata circondata di persone che assumevano posizioni ambigue.
A Jason bastava poco per divertirsi e partendo da quelle semplici carte diede sfogo alla sua immaginazione.
Improvvisamente gli iniziarono a balzare all’occhio dettagli che inizialmente non aveva minimamente notato.
La clessidra tra le mani del vecchio, la vetreria e le pozioni che l’uomo seduto al bancone maneggiava, la falce tra le mani della figura incappucciata, il cerchio di persone intorno alla donna bendata. Aveva imparato ad interpretarle come di dovere, quelle carte e capì che, in realtà, la disposizione era tutto tranne che casuale. Sorpreso, proseguì ad analizzarle, catapultandosi in una realtà parallela, risalente a molti anni prima. I due gemelli vengono chiamati a recarsi in una vecchia dimora, lasciata loro in eredità da un lontano parente sconosciuto alla famiglia: un eremita. I fratelli, una volta giunti a destinazione, avvertono strane energie tra le mura del maniero, tuttavia non ci fanno molto caso e proseguono nell’esplorazione.
La curiosità di entrambi diventa ogni secondo più irrefrenabile e, guardandosi negli occhi, capiscono di star pensando alla stessa cosa: parlare con il defunto proprietario.
Senza dire una parola, spalancano il vecchio portone d’abete dalle bronzee maniglie arrugginite, uno afferra il tavolo, l’altro due candele, sfregano un fiammifero contro la sua scatola, danno fuoco alle micce, il buio ed il freddo riempiono la stanza in pietra.
La seduta è ufficialmente iniziata.
– C’è qualcuno? – chiede uno dei due: nessuna risposta. Qualche secondo più tardi, davanti a loro, si pone una figura alta, incappucciata, dalla nera veste, con una falce tra le mani.
– È la carta della morte! – sussultò il piccolo Jason.
I fratelli, attoniti, non credono ai loro occhi.
– Nonno? – esclama uno. La morte risponde con voce rauca – Non conta con chi volete parlare, conta con chi lo fate. Il mio nome è Lucifero, e adesso sta a voi scegliere il vostro destino –
Proprio in quel momento, dall’oscurità si svelò una ruota fatta di uomini e donne e bambini.
– La ruota della fortuna! – capì finalmente Jason.
I gemelli si scambiano uno sguardo di terrore ed esclamano – Ma…quale destino?.
– Beh, vostro nonno era il proprietario di questo antico maniero, ma anche il suo distruttore” – parlò Lucifero.
–Il distruttore?
– Esattamente. Vostro nonno Aldhuin ha concesso agli spiriti del castello di ritornare a vivere, facendo un patto con me, credendo di assicurarsi un posto in paradiso. Ma un patto con il diavolo, si sa, richiede anime e corpi, e Aldhuin, caduto in tentazione ha venduto anche i vostri e quelli dei vostri figli, perciò fanciulli, sta alla sorte scegliere il vostro destino.–
Il primo gemello si alza e gira la grande ruota della “fortuna”. Le opzioni erano due: dare al demonio la possibilità di cibarsi degli animi e dei corpi dei loro figli e nipoti, oppure, cadere in un limbo senza luce.
Mentre la grande ruota compie giri infiniti, la tensione sale, la paura di dover morire si fa sempre più forte ed il ghigno del diavolo, che è riuscito a farli cadere nella sua trappola senza difficoltà, si fa martellante.
La ruota inizia a rallentare, la freccia oscilla da un lato all’altro, posandosi improvvisamente su uno dei due.
Il sudore freddo si placa, i ragazzi iniziano a tremare, con gli occhi spalancati fissando Lucifero che, senza esitazione, fa sparire loro ed il castello. Così come i gemelli, spariscono i ricordi che li ritraevano nelle menti di tutti i conoscenti ed i parenti. Rimangono intrappolati in una dimensione inesistente, al di sotto dei vivi, al di sopra dei dannati, senza più speranza di salvezza.
Finita la sequenza di carte, Jason, con il cuore a mille, si pone innumerevoli domande fino a quando nota in lontananza un oggetto incastrato fra le fessure delle travi di legno del pavimento. Aggrappandolo con indice e pollice della mano destra, intravede una figura: l’appeso. La faccia però, stavolta, gli era familiare.
Colui che girò la ruota, era in realtà il suo perduto padre.

A cura di:
Federica Aleo
Aurora Cotroneo
Claudia Idone
Alessandro Spina
Domenico Vizzari

Collaborazione Classico…ma non troppo / classe 2^D Liceo Classico “Tommaso Campanella”

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